è sicuramente quello interattivo:
http://www.informationisbeautiful.net/play/mountains-out-of-molehills/
Fixr pubblica un diagramma sulla disparità del costo del lavoro in alcuni paesi del mondo.
Commette però il solito erroraccio di dimensionare le figure rispetto all’altezza anziché all’area. Qui di seguito metto a confronto il disegno base e quello più grande: chi direbbe che la proporzione tra i due è di 1:24?
Una versione “analogica” del grafo “digitale” sui debiti dei paesi europei più a rischio.
Capisco la curiosità, ma mi sfugge l’utilità…
Per le recenti elezioni politiche in Gran Bretagna il Guardian ha approntato una interessante mappa interattiva (provatela) che permette di simulare risultati differenti variando la percentuali dei voti ottenuta dai tre maggiori partiti rispetto alle elezioni precedenti e valutando quindi i riflessi nella suddivisione dei seggi parlamentari.
L’idea è senza dubbio accattivante. Quello che a mio avviso non funziona è proprio il cruscotto circolare con cui, spostandosi dal centro, si spostano voti da un partito all’altro. Trovo il meccanismo macchinoso e poco intuitivo. Non sono riuscito, per esempio, a far guadagnare a un partito il 10% dei voti togliendo solamente a un altro partito, anziché, in misura diversa, a entrambi gli altri due. Temo anzi che la cosa, per come è stata impostata, risulti impossibile.
Personalmente, ritengo che l’adozione del diagramma ternario al posto del cruscotto circolare per ripartire i voti sarebbe stata perfetta.
All’inizio dell’anno l’amministrazione Obama ha voluto dimostrare (“the evidence is clear – and growing by the day”) con un grafico l’efficacia delle misure prese per contrastare la disoccupazione derivante dalla crisi economica:
rafforzando poi il messaggio positivo ispirato dal grafico con un video che è un piccolo capolavoro di comunicazione politico-pubblicitaria. Da applausi soprattutto il passaggio in cui le barre azzurre, che rappresentano il numero mensile dei posti di lavoro persi sotto il mandato di Obama, vengono animate dal basso verso l’alto, anziché dall’alto verso il basso come fatto con quello del mandato precedente di Bush.
Lo scrivo ora, a distanza di qualche mese, perché mi è capitato di vedere quest’altro grafico sul sito del Wall Street Journal:
Ovviamente i dati sul numero e il tasso dei disoccupati sono compatibili con entrambe le rappresentazioni, e quindi l’ultima non smentisce la prima. Rimane il fatto, o, se volete, la mia personale convinzione, che lo staff di Obama sia molto bravo a presentare come cambiamento positivo quello che da un’altra angolazione potrebbe vedersi come una situazione sempre più disperata.